Grazie all'accordo con Pompeo e Crasso del 60 a.C. (primo triumvirato) Cesare ottenne il consolato nel 59 a.C. Inoltre, su proposta del tribuno Publio Vatinio (1 marzo 59 - Lex Vatinia), si fece attribuire il proconsolato per cinque anni della Gallia Cisalpina e dell'Illiria con il mandato di difendere i confini di Roma.
Negli anni precedenti il 59, infatti, alcuni eventi accaduti ai confini dei territori romani avevano destato parecchie preoccupazioni. Sul confine orientale vi era stata la possibile minaccia dei pirati illiri e di popolazioni traco-illiriche che erano avanzate in direzione della Gallia Cisalpina. Nel 61 a.C. gli Allobrogi avevano devastato alcuni territori della Gallia Narbonense, provincia romana fin dal 125 a.C., mentre nel 60 a.C. il gruppo germanico dei Suebi, capeggiato da Ariovisto, aveva occupato un territorio ad ovest del Reno, non molto distante dai confini della Gallia Narbonense.
La scelta della Gallia rientrava pertanto nei piani ambiziosi e lungimiranti di Cesare: essa gli avrebbe offerto l'occasione di conquistare un paese ricco di risorse naturali, aprire nuovi mercati e, con la sottomissione di una così vasta regione, di presentarsi trionfante a Roma come unico benefattore del popolo. Cesare ebbe l'abilità di non intervenire subito nel paese anche perché il suo mandato di proconsole non gli permetteva un'azione di conquista dei territori posti al di fuori dei confini romani.