Cassio Dione, Historia Romana, XLIII, 2: κἀν τῇ Ἀφρικῇ ὅ τε Πετρέιος καὶ ὁ Λαβιῆνος τηρήσαντες τὸν Καίσαρα πρὸς κώμας ἐπὶ σῖτον ἐξεληλυθότα, (...) καὶ συνταραχθείσης πρὸς τοῦτο τῆς ἀσπίδος πολλοὺς μὲν αὐτῶν ἐν χερσὶν ἀπέκτειναν, πάντας δ' ἂν καὶ τοὺς λοιποὺς ἀνειληθέντας ἐπὶ μετέωρόν τι ἐξέκοψαν, εἰ μὴ ἰσχυρῶς ἐτρώθησαν. Ἐπὶ πλεῖον δ' οὖν καὶ ὥς, τούτου συμβεβηκότος, τὸν Καίσαρα κατέπληξαν. Λογιζόμενος μὲν γὰρ ὡς ὑπὸ ὀλίγων ἔπταισε, προσδεχόμενος δὲ καὶ τὸν Σκιπίωνα τόν τε Ἰόβαν πάσαις, ὥσπερ ἠγγέλλοντο, ταῖς δυνάμεσιν εὐθὺς ἀφίξεσθαι, διηπόρει καὶ οὐκ εἶχεν ὅ τι πράξῃ (In Africa, Petreio e Labieno, stavano aspettando che Cesare uscisse dal villaggio in cerca di grano (...) ci fu grande confusione tra le fila, molti soldati furono uccisi in combattimento corpo a corpo. E avrebbero ugualmente decimato tutti gli altri, che si erano rifugiati su un colle, se anche loro stessi non fossero stati duramente feriti. Tuttavia, questa azione allarmò molto Cesare. Considerando come lui stesso era stato fermato da pochi e, come gli era stato annunciato, attendendosi l'arrivo di Scipione e Giuba con i rinforzi, era in difficoltà e non sapeva come agire).
(29) Appiano di Alessandria, Historia Romana, libro XIV, De bellis civilibus II, 95: Ἀντεπῄεσαν δ' αὐτῷ Λαβιηνός τε καὶ Πετρήιος, οἱ τοῦ Σκιπίωνος ὑποστράτηγοι, καὶ ἐκράτουν τῶν Καίσαρος παρὰ πολὺ καὶ τραπέντας ἐδίωκον σοβαρῶς μετὰ καταφρονήσεως, μέχρι Λαβιηνὸν μὲν ὁ ἵππος ἐς τὴν γαστέρα πληγεὶς ἀπεσείσατο καὶ αὐτὸν οἱ παρασπισταὶ συνήρπαζον, ὁ δὲ Πετρήιος, ὡς ἀκριβῆ τοῦ στρατοῦ λαβὼν πεῖραν καὶ νικήσων, ὅτε βούλεται, διέλυε τὸ ἔργον ἐπειπὼν τοῖς ἀμφ' αὐτόν· « Μὴ ἀφελώμεθα τὴν νίκην τὸν αὐτοκράτορα ἡμῶν Σκιπίωνα» Καὶ τὸ μὲν ἄλλο μέρος τῆς Καίσαρος τύχης ἔργον ἐφαίνετο (Labieno e Petreio, legati di Scipione, condussero il contrattacco, superarono di gran lunga le truppe di Cesare e inseguirono quelle che fuggivano con arroganza e disprezzo, fino a quando il cavallo di Labieno, colpito al ventre, lo disarcionò e i suoi compagni lo condussero via; Petreio, avendo messo con successo alla prova l'esercito e ritenendo di poter vincere in qualsiasi momento, fece interrompere l'attacco e rivolgendosi ai suoi disse: non portiamo via la vittoria al nostro comandante Scipione. E ciò sembrò essere un'altra fortuna per Cesare).