Ma Dione e Appiano ci tramandano una storia un po' diversa. Il primo narra che Petreio e Labieno assalirono e sconfissero le legioni di Cesare e che quest'ultimo fosse piuttosto preoccupato per l'imminente arrivo di altre truppe nemiche comandate da Scipione e dal re Giuba (28). Anche secondo Appiano, Labieno e Petreio sconfissero l'esercito di Cesare; egli, inoltre, ricorda che mentre si svolgeva la battaglia, il cavallo di Labieno, ferito, lo sbalzò a terra; i suoi uomini lo trassero in salvo, mentre Petreio, sicuro di poter vincere in qualsiasi momento, ordinò ai suoi di desistere dal combattere dicendo che non si poteva privare Scipione, ancora assente, dell'onore della vittoria. E questa, aggiunge lo storico, fu un'altra fortuna per Cesare (29).
Alla battaglia di Ruspina seguirono altri scontri tra l'esercito di Cesare e le truppe pompeiane; si combatterono battaglie presso le città di Uzitta (Bellum Africum, 52), Zeta (Bellum Africum, 69-70), Sassuram (Bellum Africum, 75), Tegea (Bellum Africum, 78) ed in tutti questi eventi bellici il comando della cavalleria era sempre affidato a Labieno.
Il 4 aprile del 46 a.C. Cesare decise di puntare verso la città di Tapso (Ras Dimas, Tunisia), controllata dalle truppe di Vergilio, un fedelissimo di Scipione. Nello scontro di Tapso, decisivo per l'intera campagna africana, fu l'esercito di Cesare ad uscire vincitore. Catone si suicidò mentre Afranio, Scipione e il re Giuba furono uccisi. Non sappiamo che ruolo ebbe Labieno nella battaglia; probabilmente, come fu presente ad ogni battaglia, anche nella disfatta di Tapso comandò la sua cavalleria.
Dopo questa sconfitta, Labieno si diresse in Spagna dove si erano rifugiati gli ultimi anticesariani sotto la guida dei figli di Pompeo, Gneo e Sesto, e di Azio Varo. La battaglia decisiva tra gli opposti schieramenti si combatté a Munda, presso l'odierna Osuna, il 17 marzo del 45 a.C.